La Campania è anche sapori, cucina, piatti appena sfornati o in preparazione, si perché le cose buone
richiedono il tempo.
In molti popoli del Mediterraneo soprattutto quelli più vicini alla cultura classica, il cibo è un elemento
sacrificale dove per sacrificio intendiamo l’offerta al sacro.
Il tempo dunque è solenne perché ci rimanda all’incontro con la divinità e il cibo in quanto frutto –
dono della natura, è lo strumento attraverso il quale si concretizza il sacro legame.
I tempi per la preparazione dei pasti e il luogo fisico dove questo avviene, la cucina, è un mondo a sé, un
luogo ameno, un microcosmo indipendente in cui si condensa la routine del quotidiano. Qui infatti, i nostri
sguardi, i nostri gesti acquistano una potente carica introspettiva che amalgama superfici e sapori.
La fretta dunque non è la benvenuta nelle cucine e sulle tavole campane perché, senza offendere nessuno,
non rispecchia il nostro vivere meridionale.
Il vivere meridionale non è una idea astratta ma un modo di pensare che possiede un tipico bon ton,
costituito da buone maniere, da usi e tradizioni imprescindibili e irrinunciabili.
Al riguardo, molto interessanti sono alcune opere dedicate ai comportamenti da seguire a tavola e
norme di buona educazione vedi, “Lo Calateo Napoletano” di Nicola Vottiero, 1778 edito rigorosamente in
lingua napoletana e il “Saper vivere, norme di buona creanza”, 1901 di Matilde Serao.
Tutti i nostri itinerari sono studiati avendo bene a mente ogni tipicità locale senza tralasciare la sua
intrinseca storia artigianale e spesso familiare che si cela nella sua ricca produzione gastronomica tutta
rigorosamente firmata made in Campania.
Torinesi Viaggi.